La “normalità” è una malattia di Valeria Pisano

Se potessimo sapere quali sono i reali bisogni del nostro corpo rimarremmo, probabilmente, sconvolti.

Riposo e rilassamento anzichè corse e sfinimenti ogni giorno della settimana.
Sonno lungo e profondo anzichè serate e nottate davanti agli schermi della tv, del pc, dell’Iphone.
Acqua fresca corrente anzichè bibite gasate ed alcoolici.
Frutta e verdura anzichè panini e focaccine.
Luce del sole ed aria aperta anzichè occhiali scuri, uffici e stanze chiuse.
Aria di mare e di montagna anzichè smog e fumi di scarico.
Carezze ed abbracci anzichè rigidità e chiusura.
Massaggi e trattamenti anzichè vergogna e distacco.
Pelle nuda ed esposta anzichè abiti scuri, sciarpe e golfoni.
Camminate e passeggiate anzichè automobile ed autobus.
Sorrisi e fiducia anzichè risentimento e rancore.

Il nostro “sentire” si è dovuto quasi azzerare per poter sopravvivere facendo l’opposto di ciò che ci è necessario per Vivere.

Ogni piccolo passo verso la direzione di ciò che è utile per il nostro REALE benessere è benedetto. Ogni comprensione che va al di là di quello che viene ritenuto il “benessere” secondo i “massmedia” è sacrosanta.

Ogni scardinamento di regole dovute al “si-è-sempre-fatto-così” è una conquista, poichè quello che è la “normalità” in una società malata è una malattia fatta diventare stile di vita.
 
Il tuo corpo e la tua anima vogliono salute e guarigione, ricordalo…

Fronte libero: La “normalità” è una malattia di Valeria Pisano
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~ Valeria Pisano ~ 
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Pubblicato da mobertos

La nostra società è dominata da gente folle che persegue scopi malati. Penso che veniamo gestiti da fanatici con obiettivi fanatici, ed è probabile e che sarò io ad essere considerato pazzo per quello che ho deciso di postate qui sul blog "Esci dal Cerchio". E' questa la cosa folle! La frase è di John Lennon che ho adattato. A lui devo il merito di una certa influenza durante la mia gioventù. Da giovane avevo tanta energia e il mondo degli adulti non mi piaceva; entravo sempre in conflitto con chi voleva impormi qualcosa. Perché loro sapevano! Fin da piccolo, avevo capito invece che per imparare dovevo vivere quella cosa in prima persona. Potevano dirmi quello che volevano ma se avevo deciso di farla, la facevo, a tutti i costi. Pensavo che dovevo sperimentare sulla mia pelle le nuove esperienza che mi scoprivo giorno dopo giorno. Come si può capire, apprendere, sbagliare, senza vivere l'esperienza in prima persona? Che forse un uomo non deve mai sbagliare? Da qui la mia innata capacità ad affrontare ogni esperienza anche pericolosa, senza paura, anche al di sopra delle mie reali capacità anche pagando in prima persona. Il rischio mi ha sempre affascinato.