Il valore della politica in Adriano Olivetti

Ebbe contro di se gran parte dell’establishment capitalista e marxista. 

Pose per primo i problemi dell’ambiente, della tutela del territorio, dello sviluppo compatibile. 

Mise in guardia sulla natura non infinita delle risorse naturali. 

Si impegnava direttamente nelle iniziative che riteneva utili alla comunità.

Il 27 febbraio 1960 moriva improvvisamente Adriano Olivetti. 

Una trombosi celebrale lo stroncava sul direttissimo Milano-Losanna. 

Era una domenica mattina e tutto il Canavese ebbe un sussulto.

La notizia si sparse veloce. 

Il carnevale di Ivrea fu annullato. 

La battaglia delle arance sospesa per lutto cittadino. 

Ancora una volta, Adriano Olivetti spiazzava tutti in avanti. 

I concorrenti, le crisi congiunturali, i parenti ostili. 

Era la fine di un grande sogno tutto italiano. 

Con lui finiva anche il piccolo sogno di tanti bambini Fiat che avrebbero voluto i loro papà alla Olivetti.

Olivetti Adriano di Camillo: “Sovversivo”

ecco cosa scriveva un oscuro funzionario sulla copertina del dossier che la questura di Aosta aprì su Adriano Olivetti nel giugno 1931. 

Al di là delle intenzioni, nessuna definizione può racchiudere meglio l’opera di uno dei protagonisti del Novecento. 

Era a piedi; andava solo, col suo passo randagio; gli occhi perduti nei suoi sogni perenni, che li velavano di nebbie azzurre. 

Era vestito come tutti gli altri, ma sembrava nella folla, un mendicante; 
e, sembrava, nel tempo stesso, anche un re. 

Un re in esilio. 

Natalia Ginzburg lo descrive così nel suo Lessico famigliare . 

La madre valdese, il padre di origine ebraica, Adriano aveva un’intelligenza intuitiva, quasi profetica. 

È, come un patriarca biblico che guidò il suo popolo.

Alla Olivetti hanno lavorato in tanti ed è difficile tenerne il conto. 

Sociologi, architetti, scrittori, scienziati della politica e dell’organizzazione industriale, psicologi del lavoro. 

Da Franco Momigliano a Paolo Volponi, da Giudici, Pampaloni, Bobi Bazlen, Luciano Gallino, Giorgio Puà , Fortini a Francesco Novara, Bruno Zevi passando per Fichera, Soavi, Ottieri, Luciano Foà , Livio Manzoni, Lodovico Quaroni, fino a Renato A. Rozzi, Furio Colombo, Franco Ferrarotti, Tiziano Terzani.

Chi era Adriano Olivetti? 

Un audace visionario che ha vissuto anticipando i tempi:
«E’ vero non siamo immortali, ma a me pare sempre di avere davanti un tempo infinito. Forse, perché non penso mai al passato, perché non c’è passato in me»

Detestava essere definito “un padrone illuminato” anche se arricchì la fabbrica delle tecniche più aggiornate dell’organizzazione del lavoro.

Quella di Adriano Olivetti, fu una esperienza unica nel capitalismo italiano e internazionale, perché si basò su una concezione del lavoro che metteva al centro gli aspetti sociali in luogo del profitto (Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti? O non vi è, al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?).

Anche oggi, vediamo grandi imprenditori, finanzieri e manager sensibili alle istanze sociali che destinano una parte della loro ricchezza in favore di fondazioni o enti benefici. 

Adriano Olivetti però pensava e agiva in un modo completamente diverso. 

Non donava denaro a una fondazione perché facesse “del bene”, era lui stesso che si impegnava direttamente nelle iniziative che riteneva utili alla comunità.

CosÌ ha fondato e diretto una casa editrice, si è occupato in prima persona dei servizi sociali, dei programmi per costruire alloggi per i dipendenti. 

Era per certi aspetti un uomo del Rinascimento, un uomo per il quale l’attività  imprenditoriale, la cultura e la politica erano una cosa sola.

Fonte:
http://www.adrianoolivetti.it/polo3/video/46-ing-adriano-olivetti.html

Il video: “Quando Olivetti inventò il PC”, 
è un documentario realizzato da Alessandro Bernardi e Paolo Ceretto sulla storia sconosciuta del primo Personal Computer il ” Programma 101″, prodotto a Torino nel 1965.
Un team di giovani e visionari ricercatori dell’Olivetti di Ivrea, diretti dall’ingegnere Piergiorgio Perotto, avevano dato vita a un invenzione straordinaria, una rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo!
http://www.youtube.com/watch?v=oYB2oBc1BpA&feature=youtube_gdata_player

Pubblicato da mobertos

La nostra società è dominata da gente folle che persegue scopi malati. Penso che veniamo gestiti da fanatici con obiettivi fanatici, ed è probabile e che sarò io ad essere considerato pazzo per quello che ho deciso di postate qui sul blog "Esci dal Cerchio". E' questa la cosa folle! La frase è di John Lennon che ho adattato. A lui devo il merito di una certa influenza durante la mia gioventù. Da giovane avevo tanta energia e il mondo degli adulti non mi piaceva; entravo sempre in conflitto con chi voleva impormi qualcosa. Perché loro sapevano! Fin da piccolo, avevo capito invece che per imparare dovevo vivere quella cosa in prima persona. Potevano dirmi quello che volevano ma se avevo deciso di farla, la facevo, a tutti i costi. Pensavo che dovevo sperimentare sulla mia pelle le nuove esperienza che mi scoprivo giorno dopo giorno. Come si può capire, apprendere, sbagliare, senza vivere l'esperienza in prima persona? Che forse un uomo non deve mai sbagliare? Da qui la mia innata capacità ad affrontare ogni esperienza anche pericolosa, senza paura, anche al di sopra delle mie reali capacità anche pagando in prima persona. Il rischio mi ha sempre affascinato.